Alla scoperta di Napoli Barocca: tra opere d’arte e misteri

Napoli barocca

Tra cappelle seicentesche , opere d’arte uniche al mondo, gli esperimenti al confine tra scienza e pseudoscienza del Principe di Sangro, gli scheletri dipinti lo sfarzo della chiesa di Santa Maria della Sanità; nel cuore del più grande centro storico d’Europa; tra seicento e settecento si sviluppa accanto ai luoghi delle spiritualità e della superstizione di Napoli Barocca.

C’è un infinito amore, un rapporto antico, un non volere interrompere il filo rosso tra la morte e la vita nel gesto che fino a non molto tempo fa alcune donne dei quartieri popolari di Napoli si prendevano cura delle “anime pezzentelle”, quelle di cui nessuno si ricordava. Ne curavano le ossa anonime accatastate, dopo le grandi epidemie di peste e di colera, nelle grotte delle città usate, a volte come cave di tufo, cisterne d’acqua, grandi ossari o come rifugi di guerra. Qui c’è la Napoli Barocca ed esoterica, che ha affascinato grandi personaggi del passato da Goethe e Croce fino a De Simone e Ozpetek, significa camminare in bilico fra religiosità e storia, alla ricerca di un qualcosa di sconosciuto che unisca l’antica spiritualità alla moderna dimensione di una metropoli vivace e aperta quale è Napoli.

Nel cuore del rione Sanità

px Palazzo dello Spagnuolo
Palazzo dello Spagnuolo

Partiamo quindi dal rione Sanità, il quartiere famoso per lo spettacolare Palazzo dello Spagnuolo dell’architetto Ferdinando Sanfelice, capolavoro del Barocco napoletano, a pochi passi dai luoghi di culto del nostro percorso sulla superstizione napoletana: il Cimitero delle Fontanelle e le Catacombe di San Gaudioso.

Il primo, riaperto al pubblico nel 2010, è un incredibile viaggio nel mondo della pietà popolare, quella che non teme l’aldilà e anzi cerca un dialogo per rendere più lieve la separazione. Decina di migliaia di teschi e ossa accumulati nei secoli, sistemati come muri tra la vita e la morte, altarini ex voto, teschi – le “capuzzelle” – “adottati” cui è stato dato un nome (il Capitano, Donna Concetta) e ai quali si chiedeva una grazia, fosse pure un numero vincente al lotto.

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San Gaudioso particolare di un affresco
San Gaudioso particolare di un affresco

Non molto distante le Catacombe di San Gaudioso, ricche di affreschi bellissimi di Giovanni Balducci, artista attivo a Napoli nei primi anni del ‘600, che si pagò con la sua oper l’ambita sepoltura della cripta e rappresentò il suo scheletro con tavolozza e pennelli. Il suo affresco più bello e delicato raffigura una coppia di innamorati: un uomo e una donna si sfiorano teneramente una mano mentre l’altra è poggiata sul cuore. Di Loro, come di tutti gli altri corpi qui conservati, resta solo parte dei teschi, incastonati nella parete sui loro scheletri dipinti, mentre titoli, ricchezze e a volte persino i nomi sono stati dimenticati “Perchè la morte che cos’è? E’ una livella”, scrisse Totò ispirandosi proprio alle catacombe del quartiere in cui era nato e cresciuto e dove, alla sua morte, gli fu celebrato un funerale a parte.

Non meno affascinante la sovrastante Basilica di Santa Maria della Sanità, progettata all’inizio del ‘600 dall’architetto domenicano Fra’ Nuvolo: un sorprendente altare di 4 metri d’altezza svolge xon una funzione soltanto teatrale cara all’epoca barocca, ma simbolicamente abbraccia con le due scalinate la cripta, l’antica ecclesia paleocristiana con il vecchio ingresso delle Catacombe.

Dal centro a Posillipo e ritorno

Il culto delle “capuzzelle” è presente anche nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco (con opere di Massimo Stanzione, Luca Giordano e Andrea Vaccaro), in Via dei Tribunali, la cui immagine è diventata virale su Facebook nel novembre del 2019 grazie allo scrittore Dan Brown.

px Napoli Purgatorio ad Arco
Di Lalupa – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2488176

La cripta è ricordata, fuori dalla chiesa, dai due teschi in bronzo sottostanti la balustra, lucidissimi perchè costantemente toccati “per buona fortuna”, come il grande naso della maschera di Pulcinella, opera dell’artista Lello Esposito, posta qualche anno fa di fronte alla chiesa. Ovunque, nel centro storico, altarini dedicati alle anime del Purgatorio sottolineano il filo che lega, in un dialogo sereno e costante, i vivi ai morti,

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Perchè a Napoli questo sentimento popolare non ha connotati macabri anzi è gioioso, pieno di aspettative. Come l’amore per San Gennaro, trasversale a tutta la città. Salvifico, miracoloso, laico, il patrono non appartiene alla chiesa ma a Napoli., anzi alla deputazione del Tesoro di San Gennaro (un comitato composto da laici e presieduto dal sindaco), che è custode della Cappella nel Duomo e soprattutto dall’ingente Tesoro che, come è noto, è il più prezioso e ricco al mondo superiore a quello della corona inglese.

La leggenda del Monaciello, uno spirito buono e scherzoso che se catturato indica dove trovare i tesori nascosti, presente anche nella tradizione classica dell’antica Roma dei Lari e Penati. O più inquetanti che, nel Parco Archeologico Ambientale del Pausilypon a Posillipo, animano il cosiddetto Palazzo degli Spirit, ossia i resti di quello che probabilmente era il murenario della villa del crudele liberto Vedio Pollione, poi divenuta Palazzo imperiale di Augusto.

px Cappella Sansevero
Di David Sivyer from United Kingdom – Cappella Sansevero,

Anche il visino isolotto di Gaiola gode triste fama di portatore di disgrazie ai suoi proprietari, tra cui anche Paul Getty. Altro fantasma sarebbe quello di Maria d’Avalos, uccisa insieme al suo amante Fabrizio Carafa dal marito, nel 1590 a Palazzo Sansevero. Un delitto efferato la cui memoria il successivo proprietario, il principe alchimista Raimondo di Sangro, tentò di cancellare con la creazione della meravigliosa Cappella Sansevero, capolavoro barocco, al centro della quale c’è il Cristo velato di Giuseppe Sammartino (1753), una delle più note e suggestive opere d’arte al mondo. Cristo appare coperto da un velo di marmo talmente fine e delicato da sembrare di stoffa, rilevando sul volto e sul corpo i tormenti subiti.

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Raimondo di Sangro, benchè “amabilissimo e dolcissimo costume”, tra il popolo di Napoli ebbe fame di negromante, capace persino di “cristallizzare”, con un procedimento sconosciuto le vene, le arterie di due persone: così la tradizione spiega l’eccezionale dettaglio delle due “macchine Anatomiche” esposte nel Gabinetto”.

Il principe fu anche un Gran Maestro della Massoneria fra alterne vicende molto diffusa a Napoli, come dimostra l’enigmatico triangolo con la scritta “Antico ed accettato” presente nella Cappella Caracciolo del Sole nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara, tra le più sontuose e belle di Napoli.

Qui tra gli altri, c’è anche il monumento funebre del gran siniscalco Sergianni Caracciolo, fatto uccidere nel 1432 dalla sua amante, la regina Giovanna II, arte e mistero continuano a intrecciarsi.

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