Inserita tra i 100 ‘luoghi del cuore’ da parte del FAI-Fondo Ambientale Italiano, Porto Selvaggio è diventato negli ultimi anni uno dei luoghi più simbolici della Puglia ionica salentina, una vera e propria icona di vacanza fuori dagli schemi apprezzata dai visitatori che arrivano nel territorio di Nardò ormai da tutto il mondo.
Sono cresciuto passando le mie estati a Porto Cesareo: da adolescente, negli anni ’80, seguivamo i pochi amici con l’automobile e ci spingevamo a fare il bagno a Porto Selvaggio, alla ricerca di quel mare di scogli che la cittadina di pescatori leccese non offriva. La nostra esperienza si limitava però a scendere nella Baia di Uluzzo (quella sovrastata, appunto, dall’omonima Torre circondata da polverosa terra rossa).
Il mito di qualche medusa di troppo e le barche lussuose che si affacciavano sulla baia non ci ha mai fatto immaginare che dietro questo paradiso si celasse qualcosa di assolutamente unico nell’intero panorama costiero salentino.
Nel paesaggio si incastonano le strutture ricettive che ogni anno accolgono i turisti, tra cui Case Vacanze, Dimore di Charme o Residence, come Porto Selvaggio Resort.
Perché Porto Selvaggio rappresenta un unicum in tutto il Salento
Solo negli ultimi anni, col crescere dell’attenzione generale alla spiaggia di Porto Selvaggio, ho portato la famiglia e ho esplorato le numerose zone che compongono questo gioiello litoraneo neretino. La zona si raggiunge con una comoda statale a una decina di km dal centro di Nardò, ma è necessario posteggiare la macchina due-tre chilometri lontani dai maggiori punti di interesse (oggi il Comune ha predisposto una comoda organizzazione dei parcheggi che obbliga tuttavia a una piccola scarpinata per raggiungere i punti salienti del Parco regionale).
Se si viene da Porto Cesareo la prima zona dalla statale che si vede è la citata Torre Uluzzo, un capolavoro rovinato dal tempo presso cui fermarsi a fare fotografie di contrasto tra alberi di fico verde, mare blu, terra rossa e scogli.
Al tramonto si ha uno dei momenti migliori per catturare la luce e gli spazi del luogo. Scendendo dai sentieri che portano alla baia di scogli, si può proseguire verso la pineta che conduce al mare roccioso di Torre Inserraglio prima e alla vera e propria spiaggia di Porto Selvaggio.
Presa ormai d’assalto da uno sciame di visitatori estivi – se volete vederla vi consiglio di evitare il periodo che va da metà luglio a fine agosto – la piccola baia più gettonata della località neretina offre un punto di are dai colori indimenticabili, con acqua di temperature diverse per via di alcune risorgive.
Le misteriose grotte di Porto Selvaggio

Discorso a parte meritano le bellissime grotte che si trovano nel territorio della incontaminata frazione di Nardò: il territorio è sopravvissuto alla cementificazione grazie al sacrificio della vita di Renata Fonte, assessore neretino che negli anni ‘80 si oppose fieramente alle lottizzazioni di questo incantato tratto di costiera salentina.
A Porto Selvaggio – oggi sito protetto come parco regionale che si estende per oltre mille ettari – dovete cercare la Grotta di Carlo Cosma, la Grotta Uluzzo, la Grotta del Fico, di Capelvenere e la necropoli di Serra Cicora, mete da non mancare per chi ama l’archeologia che testimoniano come il sito fosse abitato fin dalla preistoria. Immancabile anche visitare la Grotta del Cavallo, scoperta nel 1964, è larga 5 m e alta 2.5 m, con orientamento verso il mare, e si raggiunge dalla località di Uluzzo: in essa furono ritrovati i più antichi resti europei di Homo Sapiens e si calcola che raccolga tracce, come manufatti e incisioni, di oltre 120mila anni di insediamenti umani (oggi questo antenato viene indicato come Uomo Uluzziano, in ragione del toponimo di ritrovamento).
Le “Spunnulate” e la Palude del Capitano
Venendo da nord rientra nei toponimi ascritti al Parco regionale di Porto Selvaggio anche la Palude del Capitano, luogo paludoso e surreale abitato da uccelli, pesci e specie vegetali in via di estinzione, fitto di cespugli e sentieri segreti, dove gli arditi sanno ritrovare un ridere di casa abitato, si dice, da un vecchio lupo di mare ritiratosi a vita solitaria.
Si tratta di una zona piacevole da girare anche con mountain bike dai copertoni generosi, stando attenti a non finire in una “Spunnulata”, le cavità create dal cedimento del terreno e degli scogli per erosione sotterranea di acque risorgive, carsiche e marine (fenomeno molto diffuso in questa parte di Salento).
A riveder le stelle dall’alto della Torre dell’Alto
Chi vagasse nell’esteso e variegato territorio di Porto Selvaggio potrebbe sbucare verso sud dalla Spiaggia del Porto, prendendo una scala che porta, tra le frescure di una pineta odorosa, fino alla Torre dell’Alto che schiude le porte verso Santa Caterina – località marina organizzata che dista dal Parco Regionale solo un paio di chilometri.
Tutte le torri del Parco regionale, la Uluzzo, la Torre dell’Alto e la Inserraglio, furono costruite nel XVI secolo dal re spagnolo Carlo V in un estesissimo sistema di avvistamento e difesa contro gli sbarchi dei Saraceni, e sono oggi una costante che ogni visitatore che abbia avuto la fortuna di visitare la moderna Terra d’Otranto, il Salento, ricorda con amore e nostalgia.